In questo momento di crisi, di debolezza e di paura noi di CRI abbiamo deciso di mostrare tutta la forza che il volontariato ci trasmette per portarla a nostra volta a casa degli anziani, la fascia più debole della nostra popolazione, quella più sola, a disagio, in pericolo.
Oramai da qualche settimana andiamo a portare spesa, farmaci e beni di prima necessità a coloro che, il giorno prima, ci contattano al numero del centralino.
È un’attività durante la quale è importante creare un rapporto basato su dolcezza e comprensione con l’anziano, instaurando una breve conversazione, gli chiediamo come sta, se è sola/o, se ha bisogno di qualcosa, lo consoliamo in caso non abbia nessuno con cui parlare e cosa più importante gli lasciamo grandi sorrisi (da dietro la mascherina) sperando di rasserenare la loro giornata.
Alla fine del turno mi sento sempre sollevata, serena, in pace, perché so di aver fatto del bene e, anche se per poco, di aver fatto star bene una persona.
Nonostante ciò è proprio durante queste attività che ci si accorge di realtà quali solitudine e tristezza, che sono spesso lontane dalla famiglia felice. E’ come se la realtà ti desse uno schiaffo in pieno viso quando si osservano le condizioni di un anziano solo, magari che non vede bene, che ha problemi di deambulazione o semplicemente che non parla da giorni con nessuno e non può uscire… è qui che io volontaria mi sento più utile, nel portare tra quelle mura tristi e umide, un sorriso, un po’ di comprensione e tutto ciò di cui la persona ha bisogno.
È un compito importante, in questo momento essenziale.
Iniziamo il primo turno, arrivo in sede e mi munisco di mascherina chirurgica e guanti.
Prendiamo le missioni che il giorno prima ci hanno preparato e vi! Sul mitico pandino della CRI
Una volta per strada andiamo di casa in casa… al primo citofono… “Salve signora, sono Giorgia della Croce rossa. Siamo qui per la spesa”… e la sua risposta “prego prego, salite, terzo piano” – sempre io “grazie signora, metta la mascherina”. Arriviamo sul pianerottolo “Mi scusi non mi posso avvicinare ma, come sta? Lei è sola?” dico mentre mi consegna soldi e lista della spesa.
Dalla mascherina noto le rughe dell’enorme sorriso che nasconde lì sotto e la voce squillante e allegra che tradisce la sua felicità nel vedere qualcuno per la prima volta dopo tanto tempo… sentendo la mia domanda un po’ si spegne, la voce più profonda “si signorina, io sono sola… e come sto, beh, si tira avanti … mi sento un po’ sola ogni tanto e parlo con lo specchio ahah, le sembrerò matta, ma rende tutto questo meno pesante”
E io, cuore in gola ascoltando queste parole, provo a consolarla ritardando di 2 minuti pur di parlare con lei, per allontanarle momentaneamente la solitudine. È allora che mi dice del marito, che è venuto a mancare poco tempo prima, mi fa vedere la sciarpa che sta facendo con lana e perline, mi racconta che ha ancora i vestiti di lui in casa, il suo profumo, insomma, è come se fosse ancora con lei.
Il suo tono torna squillante e riprende “il vostro lavoro è davvero prezioso, posso chiamare un’altra volta?” – io replico senza pensarci due volte “ma certo signora! Quando vuole, per ogni esigenza. Allora ci vediamo quando torno a portarle la spesa e i farmaci. E ricordi che non è sola, per qualsiasi cosa ci siamo noi.”
La dolcezza di questa signora, le lacrime a stento trattenute quando parla del marito, la solitudine che si legge nei suoi occhi, nei gesti, nella voce. Il suo ringraziarvi milioni di volte dopo che le abbiamo portato la spesa, il suo volerci offrire a tutti i costi una caramella perché se no -sue parole- “ci resto male io!”, tutto questo è speciale.
La casa dopo, durante il secondo servizio, sembra una di quelle dei film, non credi che quelle realtà esistano sul serio fino a quando non le vedi.
Il citofono non funziona, la porta dell’ingresso è aperta. Entrando odore di gas, polvere e cibo vecchio … sporco ovunque … sembra una casa disabitata, un po’ inquietante, da Horror.
Arriviamo alla porta con il cognome della signora, ci è segnalato che è ipovedente, infatti dopo aver bussato ci apre senza mascherina dicendoci che non la trova, perché non ci vede, la tristezza in lei che cerca solo comprensione.
Chiede così ” Entrate che mi date una mano” e noi “Signora non possiamo entrare, è per la sua salute, però guardi, faccia con calma e “cerchi” la mascherina. Nel mentre ci prepara la lista della spesa e i soldi okay?”
Mentre aspettiamo cerchiamo di instaurare una conversazione “Come sta? E qui da sola? Ha qualcuno con cui parlare ogni tanto?” – e allora lei – “qui sono sola, faccio un po’ fatica, mio figlio abita lontano però mi chiama tutti i giorni, almeno chiacchiero un po’ … grazie a voi però riesco a fare la spesa, sapete, mio figlio non può venire”, noto che fatica a parlare, ad articolare correttamente le parole, sicuramente questa signora avrebbe bisogno di un grosso aiuto, purtroppo io adesso posso fare poco, ma so che per lei è tantissimo, questo mi solleva.
…
Nonostante non volessi mi è caduto l’occhio sulle condizioni di vita di questa signora, pavimento sporco, abiti ammucchiati sul piccolo divano in pelle, la finestra chiusa nonostante il sole splendente fuori.
…
Attendendo che la signora torni con la mascherina dal corridoio si sentono delle grida in una lingua straniera, colpi contro il muro, sedie sbattute e dopo qualche minuto esce dall’appartamento adiacente un ragazzo affannato, ci guarda stranito e ritorna dentro, le grida ricominciano e non terminano neanche quando ce ne andiamo.
Non posso sapere cosa sia successo ma in quel momento ho sentito un brivido, sono riuscita a percepire come per tanta gente stare in casa equivale a stare in una prigione, una tortura, una gabbia da cui non si può uscire
Torna la signora, ci ringrazia almeno 100 volte, ci chiama angeli.
No, noi non siamo angeli, siamo persone comuni, come tutti… ognuno di noi ha paure, difetti, ansie, però ci mettiamo a disposizione del prossimo, mettiamo in gioco le nostre capacità, tutto quello che possiamo, per portare anche solo un sorriso dietro una mascherina.
- : Cairate, (VA)
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- : Studentessa e volontaria CRI